Sin dalla notte dei tempi l’uomo ha cercato di procurarsi la “Luce”. Comprimere in uno spazio ristretto quel bagliore che illumina lo spazio e rende viva la casa, da gioia e serenità contro l’oscurità. Illuminare uno spazio nel tempo è diventata non solo una esigenza di vita ma anche di ricerca, di design dell’elemento che contiene la luce. Nel corso della storia molti artisti del design si sono cimentati nella realizzazione di elementi funzionali e di decoro che potessero essere unici nel tempo.

Penso che si possono individuare tre artisti del design e le loro lampade che sono un punto importante per il “design della luce” moderno: Vico Magistretti, Achille Castiglioni/Pio Manzù  e Arne Jacobsen.

Vico Magistretti classe 1920 si laurea in Architettura al Politecnico di Milano e fa esperienze lavorative prima in Svizzera  e a quel periodo risale la sua frequentazione con Ernesto Nathan Rogers. La sua professionalità cresce nel tempo fino a diventare nel 1956 uno dei soci fondatori dell’ADI, l’Associazione per il Disegno Industriale.

Negli anni successivi, l’attività di architetto è sempre più affiancata a quella di designer, con la progettazione di arredi e oggetti. Le sue opere di design sono esposte presso la collezione permanente del MOMA di New York.

La sua opera di design introduce elementi futuristi nel campo dell’illuminazione, infatti è nel 1965 la lampada EclisseDalùCirene, creata per  l’azienda italiana d’arredamento ed illuminazione Artemide che ha avviato la sua produzione nel 1967. La lampada è uno dei prodotti di disegno industriale più rilevanti dell’ultimo secolo e divenuta uno dei simboli del design italiano nel mondo. Fa parte della collezione permanente del Triennale Design Museum di Milano, della collezione permanente del MoMA di New York ed è stata esposta in molti musei dedicati al design. La lampada è composta da due parti con una altezza di cm. 18 per una larghezza di cm. 12. E’ composta da 3 semisfere: base, calotta esterna fissa e calotta interna mobile. Il corpo superiore ruota su asse verticale ed oscura la luce e quindi permette di regolarne il flusso luminoso;  se la fonte di luce viene totalmente coperta rimane solo il bagliore esterno che ricorda un’eclissi totale e quindi da qui il nome Eclisse.

      

(Credits: Artemide – Eclissi)

Nel 1971 è l’azienda italian Flos a produrre Parentesi. La lampada  icona del design italiano fa parte della collezione permanente della Triennale Design Museum di Milano ed esposta al  MoMa di New York.

Parentesi è stata  progettata dai designer italiani Achille Castiglioni e Pio Manzù (Figlio del celebre scultore Giacomo).  Un tubo in acciaio sagomato, elemento centrale della lampada, che ricorda una parentesi è alla base dell’idea di Pio Manzù che muore prima che la lampada venga realizzata. L’idea di una lampada che potesse scorrere in verticale dal pavimento al soffitto  e ruotare di 360° attorno ad un perno viene elaborata da Achille Castiglioni che ne definisce il design lineare ed essenziale.

Parentesi è stata premiata nel 1979 con il prestigioso premio Compasso d’Oro.

(Credits: Flos – Parentesi)

L’architetto Arne Jacobsen è stato uno dei maggiori designer del secolo. La caratteristica più rilevante della sua opera come architetto  consiste in un perfetto equilibrio fra i movimenti d’avanguardia degli anni venti (De Stijl, Bauhaus) e la tradizione costruttiva e formale dell’architettura danese che si rispecchia anche nel design e proprio la sua esperienza e lungimiranza produce  la lampada da scrivania AJ disegnata per il Royal Hotel nel 1960. All’architetto fu richiesto di progettare il Royal Hotel di Copenaghen compresi gli elementi di arredo. La forma della lampada proietta una luce conica, elegantissima e i meccanismi di reclinazione e di prospettiva consentono di modificare la posizione dell’illuminazione. La base fu originariamente intesa per contenere un posacenere ma oggi è più un elemento distintivo di design.

(Credits: Louis Poulsen – Lamp AJ)

Le tre lampade sono l’esempio di come la ricerca dell’essenza delle cose si materializza nella semplicità delle forme.

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